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Arte dei popoli • Arts des peuples

Les arts tiennent une place centrale dans l'idée de culture. Cet espace est consacré aux arts des peuples européens .

Uno spazio dedicato all’arte, che della cultura è ingrediente principale, tanto che spesso arte e cultura si identificano, assume in questa rivista una particolare rilevanza: Riflettiamo dunque sulla creatività come risposta alle situazioni difficili che purtroppo non mancano mai né dentro di noi né nel mondo che ci circonda.
 


SUL MUSEO "QUAI BRANLY" (C. Palermo)

  • Il 23 giugno 2006 Parigi ha inaugurato il museo Quai Branly. È passato più di un mese dall’evento, ma continua ad esserci una coda di più di un’ora quasi ogni giorno, davanti alle porte dell’edificio. Il progetto al di la delle polemiche che ha suscitato non lascia indifferenti.

    Si tratta di un immenso spazio espositivo che Parigi ha dedicato alle arti extraeuropee, ma con un’intenzione volta anche al dibattito e alla ricerca. A disposizione del pubblico c’è anche un teatro e diverse sale per rappresentazioni e conferenze, una mediateca con la possibilità di consultare archivi importanti. Solo una parte del museo è consacrata alle esposizioni, poco più del 10 per cento, mentre il resto sarà dedicato, appunto, alla ricerca al dialogo su tematiche di interesse scientifico e artistico.Il museo rappresenta uno spazio unico nel suo genere: è situato sul lungosenna Branly, sulla rive gauche, proprio a fianco della Torre Eiffel e si estende su un’area di 40 mila metri quadrati. Il progetto è stato fortemente desiderato da Chirac ed è costato 233 milioni. Anche l’attuale presidente non si è sottratto al clichè di lasciare un’opera per la posterità, come Pompidou con il Beaubourg e Mitterand con i lavori immensi della biblioteca che porta il suo nome: il risultato dell’iniziativa di Chirac ha una cornice non meno grandiosa.

    L’edificio d’indiscutibile valore estetico nelle sue proporzioni straordinarie, è stato progettato dall’architetto Jean Nouvel, poggia su piloni posti a dieci metri da terra che formano uno spazio nel quale è stato creato un grande giardino. Quest’ultimo, ideato dal pesaggista Gilles Clement, ospita 180 alberi e numerose specie di piante.
    L’opera prende la forma di un’immensa passerella tra gli alberi, ma ciò che la contraddistingue resta la vetrata verde a losanghe che attraversa l’edificio con i suoi parallelepipedi di dimensioni e colori diversi, come scatole colorate che fuoriescono, eccedono dall’edificio. Come cabine sospese accolgono la magia e il mistero delle collezioni ospitate.
    Non ultima originalità del museo è infine il muro vegetale di Patrik Blanc, 800 m2 di superficie ricoperti da più di 15000 piante.È chiara l’idea di un dialogo tra l’architettura e l’oggetto che il museo ospita, l’idea di un luogo aperto. Più che un monumento, troviamo un territorio dove perdersi della scoperta dell’altro, dello sconosciuto. Non c’è un'unica entrata, ma sei ingressi differenti che rispondono a questo tentativo di decentralizzazione. Un’atmosfera che dall’inizio ci immerge in un ambiente dove perdere i propri punti di riferimento.
    Il nostro percorso di visita inizia su una lunga rampa-passerella bianca, che sinuosa, attraversata da video proiezioni, dalla hall ci porta alle esposizioni. Questa lunga passeggiata ci introduce all’atmosfera dei grandi spazi geografici da cui provengono le collezioni : Oceania, Asia, Africa e America.

    Attraversato da questa passerella, un enorme cilindro trasparente accoglie migliaia di strumenti musicali. Un deposito forse discutibile, ma che costituisce il primo incontro con la collezione imponente del museo che racchiude complessivamente più di tremila oggetti. Intanto la luminosità dell’ingresso lascia il posto ad una semioscurità in cui si presentano l’esposizione permanente. Non c’è nessuna indicazione precisa e la prima impressione è quella di uno spaesamento, si scopre che lo spazio espositivo è unico, senza divisioni precise e discontinuo, con discese e salite che riproducono l’andamento irregolare di un paesaggio.

    Cominciamo ad attraversare i territori dell’Oceania. Il percorso è dedicato alle popolazioni dell’Australia e delle isole del Pacifico, ai loro scambi tra stoffe, maschere e simboli diversi in una dimensione tra lo spettacolare e l’intimo. La scultura emerge nella sua grandezza soprattutto quando si tratta di totem presentati senza protezioni, che provocano un impatto forte sullo spettatore. Altri oggetti sono divisi in categorie e presentati attraverso delle vetrine. Dal XIX secolo alle forme artistiche contemporanee è difficile per noi datare le opere, gli utensili, la loro storia. Tutto ci introduce in una complessità che ci cattura e di fronte alla quale non è possibile avere troppi riferimenti. Durante il percorso sono costanti video istallazioni che aggiungono con i loro filmati una presentazione di riti e costumi di queste popolazioni lontane.
    La prima collezione si chiude con le tele colorate degli aborigeni australiani. Si tratta di grandi tele imbastite o di sottili stoffe, tutte hanno disegni geometrici o forme stilizzate con tinte che contempliamo per gli accostamenti dei colori, la loro intensità singolare.

    Continua la passerella artistica tra oggetti della vita quotidiana e oggetti rituali nello spazio dedicato all’Asia. Esposti abiti e gioielli come statue e decorazioni.
    La raccolta dedicata al continente africano è altrettanto complessa. Anche qui si trovano utensili, gioielli, decorazioni preziose, cofanetti sapientemente intagliati, scettri e stoffe che appartengono alle culture più diverse. Prevalgono le maschere e le sculture che, pur nella diversità dei popoli provengono, riportano una stilizzazione comune. A volte ci si trova in stanze che rientrano in un’oscurità con una messinscenza quasi spettacolare che cerca di ricreare l’atmosfera misterioriosa dei rituali cui appeartegono gli oggetti esposti. Spesso l’artificiosità di questa realizzazione può essere criticabile, ma è certo che si respira di fronte le opere presentate un modo altro di rapportrsi al mondo e alla natura, che affascina e incuriosisce lo spettatore, richiama la sua attenzione e il suo rispetto

    Colpisce la ricchezza della collezione dedicata alle Americhe. Lo stile delle produzioni diverse è segnato dai contrasti di colori che ripoducono un impatto forte con il loro carattere. Le sculture sia nelle dimensioni imponenti e come nelle miniature sono piene di espressione, tanto da sembrare animate. Rispetto alle stilizzazioni precedenti notiamo una mimesi e un carattere più narrativo che ci introduce in nuovo modo di pensare lo spazio di abitare o credere alle forze del cosmo.
    L’esplorazione del visitatore non si sofferma al singolo oggetto, ma al respiro che emana l’insieme di corrispondenze delle opere, la loro storia, il loro spessore.

    Nonostante questa coraggiosa e ammirevole proposta di immersione iniziatica nella diversità delle culture, restano evidenti i limiti e le questioni che il progetto solleva. Molti antropologi ed etnologi dimostrano il loro dissenso, lamentandosi dell’esiguità dei fondi e dei posti destinati alla ricerca che hanno visto la dimensione scientifica estremamente ridotta. L’idea di esporre oggetti del quotidiano, abiti o utensili solo perché « altri » e « diversi » non è apprezzata in maniera unanime e i criteri per la presentazione di un popolo piuttosto che un altro restano problematici.
    Resta problematico il passato coloniale di questi popoli e le oppressioni che fanno parte della storia di queste culture, cui ci avviciniamo in questo contesto come spettatori incantati in un museo “dell’altrove”.


    Chiara PALERMO

    Link Link al museo:
    http://www.quaibranly.fr

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  • Introduzione alla Rubrica


    Uno spazio dedicato all’arte, che della cultura è ingrediente principale, tanto che spesso arte e cultura si identificano, assume in questa rivista una particolare rilevanza. Fatti quindi i migliori auguri a «Culture a Confine» e detto che per me è un onore essere stato chiamato a far parte della squadra, vorrei subito spendere due parole su un argomento di cui in questo momento mi preme molto parlare: la creatività come risposta alle situazioni difficili che purtroppo non mancano mai né dentro di noi né nel mondo che ci circonda.
  • LETTERATURA E MULTICULTURALISMO : IL CANONE / LITTERATURE ET MULTICULTURALISME : LE CANON (M. Bortolon)


    Le grandi opere d'arte sono universali. Quasi tutti sottoscriverebbero tale affermazione, almeno in teoria; come negare la portata universale del Faust di Goethe (forse l'europeo più tradotto negli altri continenti, a parte Omero e la Bibbia), dei drammi shakespeariani, di Joyce e Dante?

    Les grandes œuvres d’art sont universelles. Quasi tout le monde signerait une telle affirmation, du moins en théorie ; comment nier la portée universelle du Faust de Gœthe (peut-être l’écrivain européen le plus traduit dans les autres continents avec Homère et la Bible), des drames shakespeariens, de Joyce et de Dante. Les problèmes apparaissent peu après, quand on cherche à définir avec précision ce qui est universel et ce qui ne l’est pas.

  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (2) : L’Enfant Bleu d'Henry Bauchau


    L’Enfant Bleu, Henry BAUCHAU, Actes Sud, 2004

    Ce livre mérite qu’on s’y attarde….alors j’ai décidé de tenter de vous convaincre qu’il vaut la peine de prendre le temps de le lire. Je vous mets simplement en garde... il ne vous intéressera sans doute qu’à partir du moment où vous vous penchez sur des sujets tels que le pouvoir de la littérature, le langage poétique, le monde de l’enfance, de l’art, de la psychanalyse…en d’autres termes les domaines des sciences humaines tout particulièrement !

  • SUL MUSEO "QUAI BRANLY" (C. Palermo)


    Il 23 giugno 2006 Parigi ha inaugurato il museo Quai Branly. È passato più di un mese dall’evento, ma continua ad esserci una coda di più di un’ora quasi ogni giorno, davanti alle porte dell’edificio. Il progetto al di la delle polemiche che ha suscitato non lascia indifferenti.
  • UN’ESTATE ITALIANA ALLA “MAISON EUROPEENNE DE LA PHOTOGRAPHIE (C. Palermo)


    « La Maison européenne de la photographie » di Parigi ospita Un été italien, un’esposizione degli artisti italiani, che segnano l’identità artistica contemporanea del nostro paese nell’ambito della fotografia. I lavori recenti che questa mostra oggi riunisce affermano una vitalità e una creatività su cui si posa l’attenzione del pubblico con entusiasmo. Se la letteratura o il cinema italiani hanno già nutrito la produzione europea e hanno sempre ricevuto particolare attenzione, la produzione contemporanea italiana in questo settore riceve forse solo ora uno sguardo attento grazie a questo evento.
  • SEBASTIÃO SALGADO TERRITOIRES ET VIES (C. Palermo)


    Un omaggio alle diversità: così potrebbe essere definita l'opera fotografica di Sebastiao Salgado. In quello che è stato l'anno del Brasile, la Galleria Fotografica della Biblioteca Nazionale di Parigi ha allestito Territoires et vies, un lavoro che il fotografo brasiliano ha incentrato sull’evoluzione di terre e popoli. Alla ricerca estetica che ha caratterizzato tutta l'opera di Salgado, qui era associata un’indagine sull’uomo nel suo ambiente: territori, paesaggi, società come ritratti di un’evoluzione che è mostrata nei suoi contrasti.
  • ALCUNI APPUNTI PER UNA DISCOTECA POLIGLOTTA (L. Masi)


    Ovvero: come trovare buone canzoni non in lingua inglese senza doversi rifugiare nella musica etnica. Parte prima

    Il mercato obbliga spesso gli artisti pop non anglofoni a cantare le proprie canzoni in inglese, in cambio di qualche passaggio su MTV. Se per alcuni (come ad esempio gli scandinavi, per i quali l'inglese è quasi madrelingua) non sembra trattarsi di scelta forzata, per altri appare un tentativo patetico di conquistarsi qualche fan in più tra gli adolescenti “globalizzati”. Per far fare bella figura agli amanti della musica leggera che ancora amano ostentare (con o senza sussïego è affar loro) una conoscenza di realtà discografiche del tutto o quasi sconosciute ai propri compatrioti, mi permetto di segnalare qualche caso interessante di musicisti che non cantano in inglese.

  • LES PAGES MANQUANTES (A. Gobenceaux)


    …et si l’écriture n’était que la découverte de mes propres signes, de ma singularité perdue dans le chaudron commun, mon inlassable lutte, la résistance obstinée de tout mon être pour ne pas être l’autre ?

    Et si la lecture était indissociablement liée à cette quête singulière, repérage dans l’écriture de l’autre de ce qui me fait être moi : sortir, exister ?

  • BIBLIOGRAPHIE (1)


    Sur Michel Butor, G. Perec, L'espace littéraire, Voici les ouvrages du biblioforum liés à la littérature que nous avons mis en lignes ces derniers mois.
  • 3 ECRIVAINS VOYAGEANT EN ITALIE : Hippolyte TAINE, André SUARÈS et Jean GIONO (N. Gobenceaux)


    Le voyage en Italie a été, aux XVIIIè et XIXè siècles un itinéraire obligé pour les gens de culture. Stendhal, Chateaubriand, Zola et bien d’autres encore ont effectué ce voyage. Les trois auteurs présenté ici ont fait un périple dans la péninsule au moment où le « grand tour » commençait à laisser place aux débuts du tourisme, c’est-à-dire à la fin du XIXè et au début du XXè siècle.
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (4) : Ouest de François Vallejo


    Parler d’un livre qui est paru il y a déjà plus d’un an en évitant les redites n’est pas chose facile. Pourtant ce livre mérite que l’on s’y arrête pour ceux qui ne le connaissent pas encore et que l’on y revienne pour ceux qui l’ont lu. François Vallejo est un auteur discret, qui prend son temps pour se faire une place dans le petit monde littéraire. La critique est unanime pour souligner son talent et c’est amplement mérité à la lecture de ce livre. Ouest est (déjà) son septième roman...
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (5) : Les accommodements raisonnables de Jean-Paul Dubois


    Il est étonnant de voir que dans ce livre on retrouve tous les ingrédients disséminés dans l’ensemble de l’œuvre* de Jean-Paul Dubois et qui font la réputation de cet écrivain, sa marque de fabrique, son style, son empreinte. On retrouve la crise existentielle que traverse le personnage principal dans Kennedy et moi, la réflexion et le regard d’un étranger sur la société américaine (L’Amérique m’inquiète) et enfin la politique française de Une vie française. Jean-Paul Dubois est un auteur qui écrit depuis une vingtaine d’années maintenant
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (7) : La plage du Chesil de Ian McEwan


    Après avoir passé son enfance à voyager pour suivre son père officier britannique, en autre en Extrême-Orient et en Allemagne, Ian McEwan a fait des études à l’université du Sussex. C’est durant les années 1970 qu’il publie ses premiers ouvrages, deux recueils de nouvelles qui paraîtront en France au début des années 1980 (mais curieusement pas dans leur intégralité). Ses sujets de prédilections sont surtout...
  • PETITE BIBLIOTHÈQUE EUROPÉENNE (8) : Chaos calme de Sandro Veronesi


    Sandro Veronesi encore méconnu en France est un auteur à succès dans son pays, l’Italie, où plusieurs de ses romans ont remporté des prix. Il a été traduits dans une quinzaine de langues. Il est né en 1959 à Florence, son frère Giovani est réalisateur. Chaos calme est seulement son troisième roman traduit en français après Vagualames en 1993 et La force du passé en 2000. Il s’est vu décerné le prix Strega en 2006 en Italie et les Prix Méditerranée et Médicis étranger en 2008 en France.
  • HONORE DE BALZAC ET LE JOURNALISME (N. Gobenceaux)


    Honoré de Balzac est principalement connu pour sa Comédie Humaine, qui représente ses œuvres presque complètes en quelque sorte. Presque car il a écrit aussi une dizaine de pièces de théâtre (le summum étant à l’époque d’avoir du succès sur les planches, vous imaginez que l’écrivain dont l’un des bonheurs était d’illustrer le nom de Balzac se soit donc lancé dans l’écriture de pièces, (malheureusement il n’eut pas vraiment le succès escompté, et lorsqu’il s’en approchat, la révolution de 1848 vint faire avorter tout cela)).
  • EXPOSITION « QUINTET » AU MUSEE D’ART CONTEMPORAIN DE LYON


    Stéphane Blanquet, Francis Masse, Joost Swarte, Gilbert Shelton et Chris Ware.
    5 auteurs de bande dessinée Depuis sa création, le Musée d’art contemporain de Lyon (Mac Lyon) s’est intéressé à la bande dessinée, en proposant en 1984 des murs peints dans les rues de Lyon, suivi deux ans plus tard de 17 illustrations sur les camions de collecte des ordures ménagères du Grand Lyon, et plus récemment, en cette fin de millénaire, avec l’organisation de deux festivals : Cent millions d’images et Cent millions d’étoiles. C’est dans cette continuité que le Mac Lyon présente aujourd’hui l’exposition Quintet

  • ETAT DES LIEUX D’UN CINEMA EUROPEEN (D. Goulois)


    Peut-on parler aujourd’hui d’un cinéma Européen ? Cette question est bien légitime à l’heure où l’on pose les premières fondations d’une politique européenne commune à grande échelle. Pour le moment, à la vue du bilan que l’on peut dresser de l’année qui vient de s’achever, c’est encore prématuré. Même s’il existe des collaborations entre pays européens celles-ci ne sont pas encore suffisantes pour parler d’une réelle politique commune de production de films. D’ailleurs...






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